Vi siete mai soffermati a considerare quanto sono importanti le etichette di un vino? In fondo le etichette corrispondono all’aspetto estetico di una persona. Non è detto che a una bella etichetta corrisponda un buon vino, così come non è detto che una persona bella (uomo o donna che sia) sia anche simpatica/intelligente/gentile/onesta. Però il nostro primo giudizio, che lo si voglia o meno, è quello estetico…e in un caffè?
Per questo l’etichetta è più importante di quanto si pensi. È la carta d’identità del pacchetto, la sua identità visiva e, soprattutto in una società basata sulla comunicazione veloce com’è quella odierna, nessun produttore dovrebbe mai sottovalutare l’importanza dell’etichetta. Sappiamo tutti come, quando una persona è stata nel luogo di produzione, è portata a considerare quel vino più buono perché ha avuto modo di vedere dove nasce, il territorio che lo partorisce e si è legato – visivamente ed emotivamente – a quella genesi e, quando possibile, a quella gente. Con il caffè questo è molto più difficile dato che i paesi produttori sono molto lontani dall’Italia.
Nel caffè spesso l’etichetta è completamente sottovalutata, non dal punto di vista estetico, ma dal punto di vista dell’informazione. Se prendiamo un pacchetto di caffè al supermercato è molto provabile che troveremo scritto miscela espresso, miscela moka, miscela arabica…e poi?
Perchè con il caffè non abbiamo le stesse pretese che abbiamo quando leggiamo un’ etichetta di una bottiglia di vino? Eppure sono due prodotti della terra che su molti aspetti viaggiano su binari paralleli, se un vino viene coltivato in una determinata zona, in determinate condizioni climatiche potrà essere estremamente diverso rispetto ad un altro…bene, sappiate che questo vale anche per il caffè.
Impariamo a leggere anche le etichette di un caffè e cominciamo a capire che dove c’è poca informazione è probabile che non valga la pena ci sia.
N.M.
fonti – Doctor wine – foto Marco Vasini