Metodi di estrazione del caffè
I metodi di estrazione del caffè sono molteplici e spesso ignorati. Se è vero che gli italiani sono storici amanti della moka tradizionale e dell’espresso italiano, è altrettanto vero che l’ultimo decennio ha visto un lento affermarsi, nei bar più moderni, di tecniche “alternative” per estrarre il caffè, spesso importate dall’estero come nel caso del caffè filtro, del caffè arabo o di quello alla turca, basati su un sistema a infusione. Questo il motivo per il quale abbiamo inserito questa panoramica sui principali (e più diffusi) metodi di estrazione del caffè differenziandoli in base al loro funzionamento: tramite pressione, percolazione e infusione.
Metodi di estrazione del caffè a pressione
I metodi di estrazione a pressione hanno in comune il fatto di produrre caffè dall’aroma profondo e dal gusto forte e intenso, da sempre percepiti più “forti” e concentrati di quelli ricavati tramite infusione e percolazione (seppur contenenti lo stesso livello di caffeina). Rientrano in questa categoria i caffè della più pura tradizione italiana, ovvero quelli estratti con la moka e quelli ricavati con la macchina per espresso a leva o elettrica, ma anche il caffè realizzato con l’Aeropress e il con il sistema scenografico e molto diffuso in giappone, del Syphon.
Metodi di estrazione del caffè per percolazione
DRIPPER O POUR OVER
Si versa acqua calda 90-95 gradi sopra caffè macinato,in un filtro di carta, nella proporzione di 6g di caffè per 100g di acqua.
Inventato nel 1908 da Melitta Bentz tramite una tazza conica con un foro alla base .
Letteralmente gocciolatore, questo sistema usa il metodo di percolazione e filtraggio a caduta: il drip, tronco di cono scanalato internamente e forato sulla base, viene posizionato sulla tazza in cui andremo poi a raccogliere il caffè. All’interno del drip viene posizionato un cono in carta alimentare che fungerà da filtro; a parte si scalda sufficiente acqua fino a una temperatura ideale di 94° C. Come prima cosa si bagna il filtro e si butta l’acqua in eccesso che è percolata nella brocca, poi si aggiunge la dose di polvere di caffè nel filtro, si pareggia e si bagna gradualmente la polvere, per idratarla, con una quantità di acqua dal peso doppio rispetto al caffè macinato, consentendo così una preinfusione. Passati circa 30 secondi, si aggiunge tutta la rimanente acqua con una versata lenta dai movimenti circolari e si attende il completo passaggio del caffè. La macinatura in questo caso è consigliata più fine di quella per la French ma non sottile come quella per la moka.
Napoletana
Caffè alla Napoletana o Cuccumella: in questo tipo di estrazione si utilizza una caffettiera costituita da un serbatoio forato nella parte superiore, in cui viene incastrato un cilindro cavo che serve da contenitore per il caffè macinato, forato sulle due superfici, e un ulteriore serbatoio con beccuccio per raccogliere la bevanda. Quando l’acqua bolle, il vapore prodotto fuoriesce dal foro del serbatoio dell’acqua segnalando il momento in cui spegnere il fuoco e capovolgere il cilindro. A fuoco spento, l’acqua bollente percola attraverso il caffè e si raccoglie nel contenitore sottostante (procedimento che può durare un tempo variabile tra i 5 e i 10 minuti, a seconda della grandezza della caffettiera); per evitare la fuoriuscita degli aromi, è utile coprire un piccolo cono di carta inumidito sulla punta del beccuccio.
Chemex
Prende il nome dalla caraffa a forma di clessidra fatta interamente di vetro, materiale non poroso che garantisce di non assorbire odori e sapori, estrazione dopo estrazione. La Chemex fu inventata nel lontano 1941 da Peter J. Schlumbohm, un chimico tedesco residente a New York ed un suo modello è tuttora esposto nella collezione permanente al MoMa, il museo di arte moderna di New York.
I suoi anelli in legno legati da un cinturino in cuoio oltre che ad avere una valenza estetica interessante costituiscono una utilità effettiva consentendo una perfetta impugnatura, a prova di ustione. Uno degli elementi più caratteristici di questo metodo di estrazione è sicuramente il filtro in carta molto porosa che trattiene gli oli e ci permette di estrarre una tazza molto “pulita”.
La procedura infatti richiede una certa precisione. L’apertura della caraffa deve essere coperta con un filtro di carta o bambù precedentemente lavato, su cui mettere 30 grammi di caffè (macinato grosso) per ottenere due tazze. Poi necessario versare – poco a poco- mezzo litro d’acqua a una temperatura tra i 93 e i 96 gradi. E attendere la percolazione della bevanda prima di rimuovere filtro e residui di caffè.
Metodi di estrazione del caffè per infusione
Quello dell’infusione è probabilmente il metodo più antico, facile e intuitivo per estrarre il caffè macinato, e infatti pure alcuni dei sistemi descritti sopra sfruttano meccanismi di infusione, seppur in momenti diversi della preparazione e per brevissimo tempo
Tra le tecniche di estrazione del caffè che impiegano solo il principio dell’infusione troviamo il caffè turco, quello arabo e quello ricavato con metodo francese (caffettiera french press).
FRENCH PRESS
Una delle caffettiere più antiche che utilizza il principio dell’infusione per estrarre le sostanze aromatiche dal caffè. Il procedimento è molto semplice, si inserisce il caffè macinato nel bicchiere e acqua calda (ma non bollente) rispettando le giuste proporzioni. Dopo aver mescolato il contenuto e averlo tenuto in immersione per 2-6 minuti, si immerge lo stantuffo dotato di un filtro in metallo e si spinge verso il basso per separare il caffè macinato dalla bevanda che si presenterà corposa, intensa e con delle piccole particelle in sospensione non trattenute dal filtro in metallo.
IBRIK O CAFFE’ TURCO
chiamato “ibrik” dal nome del bricco in rame tipicamente impiegato per la preparazione, è un sistema che sfrutta l’infusione a fuoco basso e non prevede filtraggio. Di solito l’ibrik viene riempito d’acqua in base al numero di tazze che si intende estrarre, poi vengono aggiunti due cucchiai di caffè macinato a persona. Moltissime ricette e veri e propri cerimoniali sono legati a questa bevanda che viene consumata in tantissimi paesi, ognuno con le sue tradizione. In genere il caffè turco prevede una prima e una seconda bollitura (dopo la prima, il caffè viene versato fino a metà tazzina prima di rimettere il bricco sul fuoco) ma nessun meccanismo di filtraggio: per questo il caffè ricavato va bevuto a piccoli sorsi e senza inclinare troppo la tazzina, facendo in modo che la polvere residua si depositi bene sul fondo e non contamini il gusto della bevanda.
CAFFE’ ARABO
L’Arabic Coffee, bevanda molto diffusa nel mondo arabo, viene preparato con un caffè tostato chiarissimo e con l’aggiunta di cardamomo e altre spezie. L’infusione, nella tipica caffettiera araba con il becco lungo e stretto (la dallah) è molto lunga