Il caffè. Lungo lo scorrere del tempo, la fama di questa essenza inebriante ha origini tra miti religiosi, leggende, avvenimenti storici e scambi commerciali. Si pensa che i primi a gustare il caffè fossero popoli del Continente Africano, più precisamente si parla degli Oromo, tribù degli altopiani etiopici dove la pianta del caffè cresce ancora oggi allo stato selvatico e spontaneamente, che iniziarono a consumare il caffè sin dal IV – V secolo d.c.
Le dolci e nutrienti drupe rosse del caffè, simili a ciliegie venivano raccolte nelle foreste nel Corno d’Africa dove venivano consumate intere inizialmente. In seguito, i semi venivano estratti, pestati, e ridotti in polvere per poi essere impastati con burro e miele ottenendo delle palline da bollire in acqua con le spezie.
Anche le foglie si utilizzavano, insieme alle bucce essiccate dei frutti, per essere masticate o per preparare un decotto, riuscendo cosi ad assaporarne il particolare gusto.
I chicci verdi e il succo della polpa dei frutti maturi, venivano bolliti e talvolta fatti fermentare per ottenere una bevanda alcolica;
Sin dai tempi più antichi dunque il caffè veniva consumato, e in diverse forme, più arcaiche, che si sono raffinate fino ad evolversi in una vera e propria cerimonia del caffè.
Verso la fine del 16esimo secolo, successivamente alla diffusione del caffè per mano dei turchi ottomani nelle aree sotto la loro influenza, i primi a descrivere in Europa la pianta di caffè furono: in Germania, il botanico Lèonard Rauwolf, con un libro pubblicato nel 1583 e in Italia, il marosticense Prospero Alpini, nel suo libro De Medicina AEgyptiorum datato 1591. I primi chicchi arrivarono in Europa grazie agli intraprendenti mercanti Veneziani come “rimedio terapeutico rinvigorente” e furono degustati dalla nobiltà dell’epoca, soprattutto nei porti Europei più importanti. Da allora il dominio sul “nero elisir” fu conteso dalle grandi compagnie mercantili Europe.
Nel ‘700 dunque ogni città Europea aveva almeno un caffè e nelle colonie britanniche e olandesi si iniziava a coltivare il caffè, sfruttando la schiavitù nelle piantagioni, che veniva consumato in “ambienti” alternativi che prendevano la contraddistinzione di luoghi dove si “accendeva il lume della ragione” di artisti e lumi del tempo che vi si riunivano.
Fonte: “La degustazione del caffè” di Franco e Mauro Bazzara
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